Fin dall’inizio, superando anche incomprensioni dovute all’estrema marginalizzazione che il soggetto-disoccupato vive nella società, tutta la nostra attività si è proiettata verso il Collocamento (…quando ancora esisteva) e verso i quartieri popolari della città.Il nostro messaggio è stato rivolto alla stragrande maggioranza dei disoccupati: a quelli da sempre senza lavoro, a chi ha conosciuto solo l’inferno del lavoro nero, malsano e malpagato, alle donne il cui peso familiare ha impedito di trovarsi una sorte di occupazione, agli ex operai licenziati ed espulsi dalle selvaggie ristrutturazioni dell’apparato produttivo, ai giovani costretti all’illegalità o spinti verso il circuito dell’economia criminale.
Le nostre sedi sono diventate – tutti i giorni – punti di riferimento, strumento di orientamento, luoghi di discussione tra quanti, a vario titolo, hanno iniziato a ritenere insopportabile la condizione di disoccupato o di precario a vita; ed hanno scelto di organizzarsi collettivamente.
Inoltre abbiamo voluto attaccare ed iniziare a ridimensionare quell’intreccio perverso e mortificante per migliaia di napoletani costretti alla corte di questo o di quel padrino politico in una attesa per una improbabile “sistemazione” più volte rivelatasi un’autentica truffa.
Quante sono le persone che hanno avuto una promessa di lavoro in cambio di voti e piaceri a questo o quel partito? Quanti sono i giovani ingannati e raggirati da questi autentici sciacalli che malevolmente speculano sulla disoccupazione di massa? E quante sono le persone, i padri e le madri, che hanno sborsato cifre, magari indebitandosi con gli usurai, per tentare di assicurarsi un posto di lavoro? I nostri quartieri, Napoli ma tutto il Sud sono pieni di queste storiacce che annichiliscono e depotenziano ogni premessa e volontà di riscatto sociale.
A queste cose – nei limiti della nostra iniziativa – abbiamo voluto dare un deciso stop.
In continuità politica con la trentennale storia dei disoccupati organizzati – da Vico Cinquesanti a Vico Banchi Nuovi passando per le diverse esperienze succedutesi nel corso dei decenni – il Coordinamento di Lotta per il Lavoro si è messo in moto nella città di Napoli.Certo ogni movimento di massa rispecchia il periodo in cui si sviluppa, per cui non esistono assurdi parallelismi o movimenti fotocopia di altri, ma possiamo affermare che, nonostante le tante difficoltà che abbiamo incontrato nel nostro percorso, abbiamo ben rappresentato la sostanza di fondo che caratterizza un movimento proletario: l’autorganizzazione e l’autonomia politica da partiti ed istituzioni!!Avremmo potuto fare di più e meglio. Non c’è alcun dubbio in proposito.
Il Coordinamento di Lotta per il Lavoro poteva allargarsi ad altri quartieri e zone della città e lo stesso percorso di lotta – inerente la Vertenza Corsi di Formazione – poteva essere più breve.Ma la lotta proletaria non si fa con la chiaroveggenza e né tanto meno, con le facili profezie. I percorsi di mobilitazione sono, sempre più, complessi e devono tenere conto di svariati fattori non prevedibili aprioristicamente.Di questa questione che costituisce un elemento di bilancio politico per un movimento né parleremo, in modo più diffuso ed argomentato prossimamente, per il momento ci limitiamo a segnalare un solo aspetto di difficoltà con cui abbiamo dovuto fare i conti.
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Per la prima volta, dopo trent’anni di lotte dei disoccupati organizzati, un movimento come il nostro, incardinato ad una coerente linea di classe, ha affrontato le azioni di disturbo, di concorrenza e di vero e proprio inquinamento politico rappresentate dalle liste di lotta legate alla destra e ad ambienti della criminalità organizzata.Anche per il passato, quello recente e quello remoto, specie alla vigilia di trattative risolutrici per le vertenze, i partiti ed i soliti ambienti clientelari organizzavano, in fretta e furia, liste e comitati fantasma ai fini di screditare o di sminuire il peso politico e materiale dei movimenti proletari. Questa volta è stato diverso!!In molte zone della città con l’esaurirsi di alcune esperienze politiche legate ai passati cicli di lotta e con l’approfondirsi della crisi dei partiti di “sinistra” interessati totalmente alle dinamiche di gestione istituzionale le organizzazioni sociali della destra stavano incuneandosi pericolosamente nel corpo sociale proletario e popolare con le loro demagogiche proposte.
Con la nostra azione, con la nostra iniziativa (…che ha sempre saputo distinguere tra la base sociale dei “movimenti di destra” e le loro direzioni asservite ai partiti ed alla speculazione) e con la determinazione delle battaglie che abbiamo condotto questo fenomeno è stato ridimensionato e non ha provocato quello sfondamento a sinistra che molti prevedevano.
Le stesse campagne di dis/informazione condotte dalla stampa locale e da quella nazionale, pur adottando le veline questurine, hanno dovuto tener conto di questo dato politico ed hanno riconosciuto, al Coordinamento di Lotta per il Lavoro, quella autorevolezza e quella rappresentatività che abbiamo saputo esprimere nel corso della nostra attività.
Noi riteniamo che la disoccupazione, la precarietà e lo sfruttamento non cadono dal cielo. Le nostre condizioni di sopravvivenza non le abbiamo scelto noi ma sono le conseguenze del sistema capitalistico e del suo antisociale meccanismo di funzionamento.
Da tempo abbiamo smesso di credere che le leggi sono uguali per tutti e che a tutti sarebbe garantito il libero accesso al diritto al lavoro.
La realtà, la vita quotidiana, a Napoli come altrove, si fonda sullo sfruttamento, sulle discriminazioni e sulla violenza quotidiana degli apparati repressivi dello stato verso chi si ribella.
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Noi riteniamo che indipendentemente se ci sono occasioni di lavoro o meno il nostro diritto sia quello di vivere. E per vivere, senza abbassare la testa nei confronti di nessuno, c’è bisogno di un Salario Garantito.
Questo punto rappresenta il dato fondamentale su cui fondiamo la nostra Piattaforma che vuole unificare, attraverso un unitario percorso di lotta, tutti i soggetti sociali colpiti dai provvedimenti politici ed economici dei governi che si succedono nella gestione antiproletaria dalla crisi del capitalismo.Per impostare e dare vita ad un efficace movimento di lotta per il Salario Garantito c’è bisogno di uno schieramento e di una mobilitazione che non sia ristretto alla sola area napoletana ma esteso in tutto il territorio nazionale.Per vari motivi nel corso degli anni, sul piano nazionale non si è generalizzato un vasto movimento di lotta per cui, considerando queste oggettive premesse, siamo stati costretti ad articolare sul nostro territorio gli obiettivi che intendiamo rappresentare soprattutto per offrire uno sbocco materiale alle migliaia di proletari che scendono in piazza con il Coordinamento di Lotta per il Lavoro.La necessità, quindi, di costruire, anche forzando alcuni aspetti legislativi, una Vertenza con le istituzioni regionali, provinciali e locali, che in qualche modo potesse essere esaustiva dei bisogni e delle esigenze dei proletari che si sono mobilitati mantenendo aperto uno spiraglio per il futuro, ci è stata imposta dalla realtà.Solo nell’ultimo periodo, grazie all’incontro con il movimento di lotta alla globalizzazione capitalistica, con cui abbiamo condiviso e condividiamo numerose esperienze tra cui anche la comune repressione da parte della magistratura, si sta riaprendo una possibilità di dare compiutezza politica ed organizzativa alla battaglia per il Reddito\Salario Garantito.Dopo alcuni incontri, a Genova, a Roma ed a Napoli si è formata una Rete per i Diritti ed il Salario Sociale la quale – considerando che diversi gruppi parlamentari hanno presentato, in Parlamento, varie Proposte di Legge per l’istituzione di un Reddito Sociale – vuole rilanciare la lotta per il Salario Garantito in tutto il paese.Nessuno si illude che il Parlamento in assenza di un vero movimento di lotta possa anche solo affrontare questo problema. Rimaniamo convinti, però, che oggi in Italia, ma in tutta Europa, ci sono le condizioni per una battaglia di questo tipo e che i disoccupati organizzati hanno tutto l’interesse sia politico che materiale per sostenere adeguatamente questa lotta.
Del resto sono le stesse dinamiche che il potere delinea – l’Euro, la Costituzione Europea con i suoi vincoli/parametri da rispettare – ad imporci questo orizzonte politico dentro cui collocare, possibilmente assieme ad altre esperienze di lotta e di organizzazione, la nostra battaglia e la nostra ferma volontà di cambiamento e di riscatto sociale.