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trocinoAbuso d’ufficio e corruzione, condannato dirigente di polizia

Tre anni e quattro mesi a Pasquale Trocino, del commissariato di Giugliano Il titolare dell’istituto di vigilanza ha riferito di essere stato costretto ad aprire un conto corrente presso un noto negozio di abbigliamento dove il poliziotto sarebbe andato a comprare capi di vestiario

 Il dirigente del commissariato di polizia di Giugliano, Pasquale Trocino, è stato condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione per abuso di ufficio e corruzione per induzione. La sentenza è stata emessa dal gip Pietro Carola al termine del processo con rito abbreviato. Il pm Stefania Buda aveva chiesto tre anni e mezzo. I fatti contestati si riferiscono al periodo che va dal 2010 al 2012 e sono stati ricostruiti sulla scorta delle dichiarazioni rese dalla parte offesa, Salvatore D’Emilio, titolare dell’istituto di vigilanza privata “La Vigilante” e all’epoca amico di Trocino. D’Emilio ha riferito di essere stato costretto ad aprire un conto corrente presso un noto negozio di abbigliamento dove Trocino sarebbe andato a comprare capi di vestiario: a pagare la merce sarebbe stato D’Emilio.

Tra i regali anche un costoso orologio Panerai. Il titolare dell’istituto di vigilanza ha sostenuto anche di aver assunto persone segnalate dal funzionario di polizia. Poi però il rapporto si incrinò quando Trocino – a dire della parte offesa – espresse parere negativo sulla società di D’Emilio, la cui sede ricadeva nel territorio di competenza del commissariato Vasto, diretto appunto da Trocino. I difensori di Trocino, gli avvocati Alfonso Furgiuele e Orazio Abbamonte, aveva sostenuto l’inattendibilità della parte offesa. D’Emilio è un personaggio controverso: nel 2014 finì sotto inchiesta da parte della Procura: quale amministratore pro tempore della «Istituto di vigilanza privata La Vigilante srl», per sottrarsi al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto nonché di sanzioni e interessi relativi a tali imposte, pari complessivamente a poco meno di 20 milioni, aveva alienato, in maniera fittizia, l’intero patrimonio aziendale attraverso la stipula di un atto di scissione parziale. D’Emilio è poi stato coinvolto in un’altra inchiesta su uno scambio di favori con un maresciallo della Guardia di Finanza è un dipendente della Scuola nazionale dell’amministrazione di Caserta.

 

14 ottobre 2016 | 16:15
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